di Nicola Forlani
Robert Schuman è uno dei padri dell'Europa. Formatosi in una doppia cultura, quella francese e quella tedesca, egli sperimentò nella sua vita i drammi dell’ostilità franco-tedesca. Il prossimo anno ricorreranno i sessanta anni della dichiarazione che porta il suo nome.
Con la sua iniziativa ha avuto inizio un percorso alla fine del quale, almeno per i fondatori, era dichiarato anche l'obiettivo finale dell'unione politica dell'Europa. Schuman era mosso da un profondo afflato religioso, non solo nella sua vita privata, ma anche e soprattutto nel suo impegno politico che esercitò come vero e proprio apostolato. Egli applicava nella vita pubblica gli stessi principi della sua pratica religiosa privata.
Non è quindi un caso se il 29 maggio 2004, vigilia della Pentecoste, monsignor Pierre Raffin, vescovo di Metz, ha chiuso ufficialmente la fase diocesana del processo di beatificazione di Robert Schuman. Il Vaticano non ha detto ancora un si definitivo: la questione ha evidenti risvolti politici.
Il reverendo Ian Paisley, ex parlamentare europeo, tanto anticomunitario quanto ferocemente antipapista, è stato tra i più strenui oppositori della causa che porterebbe, dritto dritto, alla santificazione di Schuman. Per molti sarebbe decisamente troppo qualora il sigillo di santità, espressione dell'autorità papale, si erigesse sulla cima più alta della costruzione europea.
Del pensiero cristiano impegnato in politica, Schuman scriveva: "La democrazia deve la sua origine e il suo sviluppo al cristianesimo. È nata quando l’uomo è stato chiamato a realizzare la dignità della persona nella libertà individuale, il rispetto dei diritti degli altri e l’amore verso il prossimo. Prima dell’annuncio cristiano tali principi non erano stati formulati, né erano mai divenuti la base spirituale di un sistema di autorità. È stato per primo il cristianesimo che ha dato valore all’uguaglianza di tutti gli uomini senza differenza di classi e razze ed ha trasmesso la morale del lavoro - “ora et labora” di San Benedetto - con il dovere di compierlo come servizio all’opera della creazione divina”.
La società a misura d’uomo è una società costruita secondo un progetto di “umanesimo integrale” (come sostenuto da Maritain), cioè un umanesimo non materialista, bensì aperto a Dio e alla trascendenza. Le società senza Dio, ricordava Schuman, sono state società contro l’uomo: non solo prima dell’avvento del cristianesimo, ma anche nell’epoca moderna con i totalitarismi atei. Il compito dei cristiani, di fronte alla politica, non si limita a predicare l’onestà, ma è diretto a far sì che siano difesi i valori dell’uomo. Schuman era cosciente che anche le democrazie possono produrre leggi ingiuste.
Sarà solo un caso se anche gli altri padri dell'Europa fossero tutti mossi da un forte afflato religioso? Nel 1951, prima di iniziare i delicati negoziati che avrebbero portato all'adozione del Trattato di Parigi, Adenauer, De Gasperi e Schuman si incontrarono in un monastero benedettino sul Reno per meditare e pregare. Nella loro visione l'Europa stessa si trasfigurava in un simbolo del Cristo che si è fatto uomo. Una dimensione di fede che, attraverso la rivelazione, diventava un essere nella storia.
Negare lo stretto rapporto tra processo di integrazione europea e radici cristiane e come sostenere che non vi sia rapporto alcuno tra la maionese e le uova. Nel suo intervento al Parlamento europeo il 17 settembre del 1997, il Cardinal Carlo Maria Martini disse: "Quella che siamo invitati a costruire è un’Europa dello spirito, riscoprendo e riproponendo per l’oggi i valori che l’hanno modellata lungo tutta la sua storia.. Tutti i valori che si sono affermati grazie al contributi di molteplici radici culturali – dallo spirito della Grecia alla romanità; dagli apporti venuti dai popoli latini, celti, germanici, slavi e ugro-finnici, alla cultura ebraica e agli influssi islamici – hanno trovato proprio nella tradizione giudeo-cristiana una forza capace di inverarli e di promuoverli. Oggi è necessario e urgente ritornare a essi e viverli in modo rinnovato nel presente”.
Con la sentenza CEDU sulla rimozione dei Crocifissi, esempio emblematico di quali forme possa assumere la stupidità umana, si è voluta accreditare l'idea che l'Europa sia stata edificata, da un manipolo di illuministi radicali, per difendere i valori dello stato laico. Da qualche settimana gli ermellini continentali non sono più soli. La paura dei cittadini svizzeri, che non vogliono veder erigere minareti nelle vallate alpine, è lì a fargli degna compagnia.
Il vuoto dei simboli assume sempre di più la forma del vuoto dei valori. Una società senza Dio, che negasse la dimensione della trascendenza sarebbe il modello ideale dell'impalpabile stato laico europeo? Una nuova società contro l'uomo, come sosteneva Schuman?
I simboli religiosi parlano alle coscienze. Avere a che fare con la propria (di coscienza) è uno dei segni tangibili della libertà. Quest'ultima è la più difficile da esercitare per l'uomo, essere presupponente e ricolmo di pregiudizi. Ancor più ardito vivere questa libertà con gli altri, nella dimensione sociale e politica. E' facile rifugiarsi nell'individualismo materialista, sino al punto di trasformare l'estremismo laicista in una bandiera ideologica dove nascondere il lato peggiore del nostro animo. Ma occorre comprendere e mai giudicare.
Qui a Roma, uno dei luoghi pubblici per eccellenza, simbolo della laicità dello stato, è il Tribunale per i Minori. Ha sede sul lungo Tevere, in un edificio un tempo adibito a convento. L'Aula Magna è posta nella cappella. Le sedute di svolgono sotto gli affreschi votivi.
Come in tutti i conventi, anche al centro dell'edificio che ospita il Tribunale vi è è un piccolo chiostro. Al centro, sopra una fontanella, c'è una Madonnina. Chi potrebbe mai essere così stupido da richiederne la rimozione in nome del diritto europeo? Chi è lo stolto che, senza peccato, senza Dio, senza tensione verso il trascendente, sarebbe pronto a demolire quelle poche e povere pietre?
Campoleone, 12 dicembre 2009