venerdì 12 aprile 2013

Ciao lady

di Nicola Forlani

 Pochi giorni prima dell'annuncio delle sue dimissioni, la Lady di ferro partecipò al Senato della Repubblica, al Consiglio europeo del 27/28 ottobre 1990 in Roma. Io ero lì, a neanche dieci metri dall'ingresso del Senato, oltre le transenne, di fianco ad un commissario di polizia.

Ero l'organizzatore, per il MFE, di una manifestazione di un centinaio di federalisti assiepati dietro una transenna. Il commissario mi volle di fianco per indicargli, eventualmente, se ci fossero infiltrati tra i nostri agitatori, visto che eravamo veramente ad un tiro di schioppo da dove i capi di stati e di governo uscivano dalle auto. Scendevano alla spicciolata, pochi minuti uno dietro l'altro. Poi la carovana si interruppe: Mitterrand aveva fatto fermare la sua auto un centinaio di metri prima. Arrivo a piedi, con la regalità di un sovrano, per raccogliere la nostra ovazione.

Poco dopo l'arrivo di Kohl, accolto da noi con altrettanto consenso. Successivamente fu il turno della Thatcher. Come usci dall'auto gli riservammo un boato di schiamazzi e di urla, così forti, che il servizio d'ordine si schierò a coprirla con il corpo, mentre dalle finestre del Senato, di divo Giulio si affacciava per raccogliere quanto aveva seminato. Era lui che ci aveva consentito di avvicinarsi così tanto al Vertice, era lui che voleva mettere "sotto pressione" mediatica la Dama di ferro. Quella nostra caloroso accoglienza fu la notizia di apertura dei tg di mezzo mondo.

Voglio ricordarla così, come fiera avversaria dei federalisti, come esempio di una classe politica di cui, al di là delle convinzioni politiche, questa vecchia e stanca Europa sente una grande mancanza. 

 Campoleoene, 12 aprile 2013