venerdì 2 gennaio 2009

Petizioni e vertici immaginari

Campoleone, 18 maggio 2007

Al fine di evitare che risme e risme di petizioni referendarie si disperdano per le cancellerie delle capitali europee, sarà bene precisare che, nelle prossime settimane, non è previsto alcun “Vertice” né, tanto meno, che questo si svolga a Berlino. Ovviamente si presuppone che con “Vertice di Berlino” si faccia riferimento alla riunione dei capi di Stato e di governo dei paesi membri dell’Ue prevista in occasione della fine del semestre di presidenza tedesca.

La prassi delle “conferenze europee al Vertice” si è conclusa con il Vertice di Parigi del 1974 in cui, per l’appunto, è stato istituito il Consiglio europeo. La sua esistenza giuridica è stata confermata e chiarita dall’Atto Unico europeo (1986). Le sue funzioni sono state precisate dal Trattato di Maastricht (1992).

Così come previsto dalla dichiarazione allegata all’atto finale della Conferenza intergovernativa che ha predisposto il Trattato di Nizza, tutte le riunioni del Consiglio europeo si tengono a Bruxelles dal momento in cui l’Unione conta più di 18 membri. L’allargamento da 15 a 25 stati membri è del maggio 2004.

Pertanto, conformemente alle disposizioni vigenti, il prossimo Consiglio europeo è convocato per il giorno 21/22 giungo 2007 presso il Palazzo Justus Lipsius, Rue de la Loi, Bruxelles, sede, insieme al Centro europeo a Lussemburgo, del Consiglio dell’Unione europea.

Interessante è notare che attualmente il Consiglio europeo non è un’istituzione, ma un organo dell’Unione. Il trattato costituzionale del 2004 riconosce al Consiglio europeo lo status di istituzione vera e propria, oltre a prevederne il Presidente con mandato di due anni e mezzo (con elezione, a maggioranza qualificata, da parte del Consiglio stesso).

Relativamente alle sue funzioni, il Trattato costituzionale innova ben poco, ma l’acquisizione dello status di istituzione dell’Ue comporterebbe la sottoposizione di quest’ultimo al controllo giurisdizionale della Corte di giustizia sia per ricorso di annullamento, che per ricorso per carenza.

Attualmente le decisioni del Consiglio europeo non hanno la caratteristica di atti giuridici comunitari. E’ compito del Consiglio dell’Unione europea (quello che nel Trattato costituzionale viene chiamato Consiglio dei Ministri e per cui continuerà a valere la presidenza turnale semestrale tra gli stati membri) trasformare, successivamente, in atti giuridici formali gli accordi politici raggiunti in sede di Consiglio europeo.

Occorre altresì notare che, così come previsto dal Trattato costituzionale, la Presidenza elettiva di due anni e mezzo (del Consiglio europeo) non andrebbe a sostituire ma a sovrapporsi alla presidenza semestrale tra Stati membri (del Consiglio dei Ministri).

Anche su questi elementi si concentrerà, molto probabilmente, l’attenzione dei diplomatici nel corso della Conferenza intergovernativa che andrà a definire il nuovo Trattato istituzionale. La speranza è che abbiamo l’accortezza di porre mano ad una semplificazione di un sistema barocco di “governace” funzionalista e niente affatto federale.

Pur ammettendo in ipotesi che l’ingorgo di rappresentatività politica, così come definito dal Trattato costituzionale tra Presidente del Consiglio europeo, Presidente del Consiglio dei Ministri, Presidente della Commissione e Ministro degli Affari esteri, sia superabile in un effettivo miglioramento del quadro istituzionale complessivo (anche grazie all’estensione del voto a maggioranza), avremmo ottenuto l’unico evidente risultato di aver rafforzato il ruolo di indirizzo politico, su basi strettamente intergovernative, svolto degli Stati membri in sede di Consiglio e all’interno del sistema di legittimità negoziale dell’Unione.

Forse un buon risultato per stabilizzare e rendere maggiormente coerente il quadro comunitario a 27, ma del tutto insoddisfacente, e pressoché irrilevante, se riferito all’ineluttabile necessità della costituzione dello Stato federale europeo.

Nicola Forlani

“La ferocia dei moralisti (…) è superata soltanto dalla loro profonda
stupidità”

Filippo Turati, da un suo discorso parlamentare del 11 febbraio 1907

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