Campoleoene, 11 ottobre 2007
Se per costruire la Federazione europea fosse sufficiente far passeggiareper i vicoli di Ventotene i rappresentati più autorevoli del mondo politico ed economico occorrerebbe prendere in esame l’eventualità di trasformare il Movimento federalista in un’agenzia di promozione turistica.
E’ del tutto evidente che la visita di Veltroni non sarà ricordata come un evento di portata storica nel processo di integrazione. Così come è altrettanto evidente come alla luce l’impellente necessità di una comparsata, ad uso e consumo delle fedeli telecamere del TG1 e con tanto di giovani festanti e gaudenti, sia decisamente preferibile che la sceneggiata vada in onda da quel di Ventotene che non da Pantelleria, piuttosto che dalla Capraia o da Panarea.
Eppure una qualche lettura politica deve pur essere tentata. Se è stata fatta questa scelta qualche motivo, probabilmente poco visibile ai puri d’animo, deve esistere.
I comizi per le primarie del Partito democratico si chiudono tassativamente venerdì 12 ottobre. Sabato è il giorno di riflessione prima del voto e i candidati sono tenuti ad interrompere la campagna elettorale. Pertanto la visita a Ventotene non è da considerarsi quale evento conclusivo di un bel nulla. E’ una passeggiata privata dal valore simbolico. E allora, se un messaggio vuol essere lanciato a chi e diretto e perché?
Facciamo un passo indietro. Napolitano ha scelto la commemorazione di Spinelli nel luogo del suo confino quale prima uscita pubblica del suo settennato. A questo si aggiunga che a favore di Veltroni si è schierato tutto l’establishment ulivista tranne, guarda un po’, il figlioccio politico del Presidente della Repubblica, l’onorevole Umberto Ranieri. Nella decisione assunta dal Presidente della Commissione affari esteri di correre con e per Enrico Letta è quindi difficile non leggere un orientamento, più o meno palese del Colle, in relazione al processo costituente del nuovo soggetto politico.
Orbene Veltroni, avendo l’accortezza di non tirare in ballo Napolitano a campagna elettorale ancora aperta, si reca nel luogo simbolo dell’interesse presidenziale. Il gesto può avere due distinte letture, ma entrambi veritiere. E’ probabile che da un lato egli voglia omaggiare l’orientamento europeista di Napolitano recandosi a baciare l’anello e a testimoniare professione di fede. Dall’altro egli potrebbe voler raccogliere, motu proprio, quell’imprimatur che non gli era sin qui giunto dal Colle. In concreto, nello stesso tempo, potrebbe lasciar intendere due concetti: sono
con te, ma posso fare anche a meno di te.
Questa lettura dei fatti è incentrata su tristi giochi di potere e lascia poco spazio all’Europa, al progetto federalista, alla memoria di Altiero, all’evoluzione culturale del comunismo militante italiano. Altre partite si stanno giocando, e su altri piani. Costituito il Partito democratico è probabile che si assisterà ad un ampio rimescolamento delle carte. Alcuni di questi rivolgimenti potrebbero prevedere anche la sciagurata ipotesi di dimissioni anticipate del Presidente della Repubblica, ovviamente per motivi di età. A pensar male si commette peccato, ma …quasi sempre ci si azzecca.
Nicola Forlani
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