di Nicola Forlani
Tra crisi finanziaria internazionale e propositi virtuosi nel settore della tutela ambientale, l'Europa dei 27 sta fornendo prova di superbo dinamismo intergovernativo.
Nel decennale confronto tra federalisti e funzionalisti, tra i fautori dello stato federale e i sostenitori del modello integrazionista comunitario, l'approccio gollista all'Europa sta sbaragliando il campo, imponendosi al centro della scena politica.
Si assumono misure nazionali concordate nel G 15, in questo si è ridotto l'eurogruppo, poiché non ha alcuna competenza in campo di politica economica europea.
Il pubblico televisivo è ormai diventato avvezzo alla solita scenetta televisiva che accomuna, non si sa proprio perché, un piccolo uomo di stato che rivendica senza indugio l'Europa delle patrie con l'insofferente valletto di corte che risiede al Berlaymont.
Presto la presidenza di turno passerà al premier ceco. Un politico che ha almeno il pregio di non dissimulare certo le sue tiepide, per non dir fredde propensioni europeistiche.
Eppure, ancora per qualche mese, imperverseranno i paladini del coordinamento delle politiche, nazionali. Da illusionisti non mancheranno di tirar fuori dal cilindro altra paccottiglia di proposte rigidamente, nazionali. Il tutto avverrà nell'attesa della creazione di fondi sovrani, nazionali, che dovranno consentire una ritrovata capacità di influenza, ovviamente e pervicacemente, nazionale.
Intanto, stanno ruminando e trasformando nel suo esatto opposto anche concetti di apparente, quando evidente effimero buon senso nella fase di deriva intergovernativa che stiamo attraversando, come quello del governo europeo.
Il direttorio alla Sarko rivenduto, nel dibattito parlamentare, per il governo europeo che mancherebbe. Occorre una bella faccia tosta per sostenere la proposta. Non di meno merita una bella faccia da schiaffi chi cade, imprudentemente, nell'inganno.
Sono pronti a sostenere qualsiasi forma di nazionalismo, fin anche un siffatto approccio nel contrasto alla pinguedine, opponendosi, senza timore del ridicolo, all'unica forma di nazionalismo che non esiste e che mai potrà esistere, quello europeo.
Impavidi continuano ad alimentare il grande equivoco, quell'informe blob gelatinoso, dove scienza e coscienza scendono a patti con l'ignominia.
Così come fatto negli anni orribili della pseudo costituzionalizzazione dei trattati, costoro vogliono continuare a prenderci per il naso, lasciandoci credere che sia possibile avere una costituzione senza stato, così come possa esistere un governo senza competenze, una politica economica senza risorse, una politica estera senza esercito, una politica energetica senza approvvigionamenti strategici.
Nell'introduzione di "l'Unione europea, una storia non ufficiale" (1) Riccardo Perissich scrive: Quello che manca non è tanto la volontà di accordarsi sugli obiettivi, quanto la disponibilità a consentire deleghe di sovranità indispensabili per tradurre in pratica le decisioni prese.
Si allargherà quindi quella distanza tra gli annunci e le realizzazioni che è la principale ragione della disaffezione dell'opinione pubblica. E' diffusa l'opinione che l'Europa possa essere governata da un direttorio di paesi importanti. E' una strada senza uscita; quando le domande di ammissione al direttorio saranno state esaminate, esso sarà talmente pletorico da dimostrarsi totalmente inefficace."
Perissich aggiunge: "La chiave del processo ideato da Monnet era il gradualismo, sia nelle realizzazioni, sia nei trasferimenti di sovranità. I federalisti hanno sempre contestato la possibilità di applicare questo metodo anche all'unione politica.
Nonostante la convinzione che il gradualismo fosse condannato a incontrare i suoi limiti, ho sempre sperato di essere smentito; a lungo così è stato, ma oggi non riesco a vedere come si possa avviare un'unione politica senza una svolta radicale.
Essa non può essere il prodotto delle strutture attuali, né, realisticamente, coinvolgere la totalità dei paesi. Perché una simile iniziativa sia credibile, sarebbe necessario riprodurre gli elementi fondamentali della proposta Schuman che, nel 1950, diede inizio all'avventura: una visione chiara, l'indicazione dei passi da intraprendere, strutture politiche e amministrative capaci di dare agli impegni assunti concretezza e continuità".
Campoleone, 22 ottobre 2009
(1) Longanesi, 2008, Milano
Nessun commento:
Posta un commento