venerdì 5 dicembre 2008

Cittadinanza e Stato

Campoleone, 29 agosto 2006

“L’appartenenza ad un determinato Stato e quindi al suo popolo, coincide con la cittadinanza dello stato stesso”. La qualità di cittadino non si presenta ad essere determinata in astratto, ma va concretamente delineata in base alle disposizioni dei singoli ordinamenti”. (Lavagna, Istituzioni di diritto pubblico, Torino, 1982, p. 85)

Gramsci in una sua lettera dal carcere scrisse: “Il disordine è il miglior alleato dell’ordine costituito”.

Il vivace dibattito sulla questione della cittadinanza, nasce da una polemica di Galli della Loggia con Il Ministro Amato. Come e a quali condizioni concedere la cittadinanza italiana agli stranieri residenti nel nostro paese. Un argomento scottante, su cui l’elettorato è molto sensibile. Ripeto, cittadinanza italiana, in quanto non esiste la qualità di cittadino in assenza delle disposizioni di uno Stato e a maggior ragione per la cittadinanza europea, estensione di diritti di quella nazionale.

Nel nostro paese i criteri per l’acquisto e la perdita della cittadinanza sono stabiliti dall’art. 22 della Costituzione (Nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità giuridica, della cittadinanza, del nome) e regolati da una serie di disposizioni normative, a partire dalla legge n. 555 del 13.6.1912 e sino alla legge n. 91 del 15.02.1992 e successive modificazioni.

Va da se che con l’acquisto della cittadinanza italiana si acquista anche quella europea. L’Unione è un ente giuridicamente riconosciuto a livello internazionale con poteri di indirizzo e sanzionatori in materia. Una vera e propria comunità giuridica, anche se prestatale. Tra l’altro le comunità sovrane non territoriali non sono una novità, ad iniziare dalla Chiesa cattolica. Comunque, è lapalissiano che senza quella nazionale la cittadinanza europea semplicemente non esiste.

La legge stabilisce che la cittadinanza italiana si acquista per: "Ius sanguinis" (figlio nasce da padre italiano o madre italiana); “Ius soli” per nascita sul territorio italiano (genitori ignoti o apolidi, ecc.); per riconoscimento di paternità o maternità o a seguito di dichiarazione giudiziale di filiazione durante la minore età; per adozione durante la minore età. Ma non è finita qui. Si acquisisce per matrimonio, formula ben nota agli italiani che hanno troppo frequentato le capitali dei paesi dell’Est negli ultimi anni e per alti motivi quali il servizio militare o eminenti servizi resi allo stato italiano.

Per finire la legge stabilisce già i criteri di acquisto della cittadinanza per residenza (naturalizzazione) e più specificatamente: ex-cittadino italiano che aveva perduto la cittadinanza italiana, 1 anno di residenza; cittadino straniero i cui ascendenti erano cittadini italiani (nonno, padre), 3 anni di residenza; cittadino di un paese membro dell’Unione europea, 4 anni di residenza; cittadino di un Paese non membro dell’Unione europea, 10 anni di residenza. Tra l’altro la legge prevede già casi di riduzione a 5 o 7 anni del periodo di residenza per gli extracomunitari.
La questione è quindi come e in conformità a quali criteri modificare le modalità d’acquisto della cittadinanza italiana e conseguentemente di quella europea per gli extra-UE per motivi di residenza, come e se ridurre il periodo richiesto di 10 anni necessari per l’acquisizione di un’italianissima, giuridicamente stringente e per nulla cosmopolita cittadinanza dello stato italiano.

Ovviamente il confronto non si basa solo su motivazioni di carattere giuridico, che per la loro natura non lasciano spazio a possibili fraintendimenti. Il passaggio ad una dimensione più prettamente politico culturale può forse aiutarci a capire cosa si cela dietro il confronto sul tema in oggetto.

Le correnti anarchico, internazionaliste, pacifiste non cattoliche si sono da sempre caratterizzate per una posizione di sostanziale rifiuto dell’ordine costituito, comprendente l’idea stessa dello Stato. Ricordiamo che della “estinzione dello Stato” come fase superiore della società comunista Marx ed Engels hanno a lungo scritto, anche in polemica con gli anarchici che chiedevano invece la “abolizione dello Stato”. Va anche rilevato come tra le organizzazioni appartenenti ai movimenti di rete noglobal, quelle di matrice ambientalista e cattolica si differenziano dalle antagoniste proprio perchè riconoscono, ed anzi spesso invocano, il potere regolatore e sanzionatorio dello Stato.

Tornando ai giorni nostri è dalla caduta del muro di Berlino che stiamo assistendo ad una sorta di sessantotto permanente. Poliziotti, militari, intellettuali un po’ troppo razionalisti, sino ad arrivare all’idea stessa dello Stato come regolatore dei conflitti sociali, da quelli familiari a quelli internazionali, sono tutti soggetti di contrasto politico e sociale per le correnti di pensiero anarchico, internazionaliste, pacifiste non cattoliche.

Lo Stato diventa elemento subliminale dell’ordine costituito a cui contrapporre il cosmopolitismo come riorganizzazione complessiva della società. Riorganizzazione da compiersi in ogni caso su basi capitaliste in quanto, anche le correnti internazionaliste di matrice comunista hanno ormai abbandonato la prospettiva della rivoluzione del proletariato e nella messa in comune dei beni e degli strumenti di produzione. Sono invece numerose le correnti cultuali e programmatiche contemporanee, in gran parte postcomuniste, che sostengono il superamento dello Stato in forme di incorporazioni territoriali superiori (Comunità, Unioni, Confederazioni).

E’ sostenuta non solo la possibilità ma l’assoluta opportunità della creazione di comunità politiche non statali che hanno come obbiettivo una più egualitaria ripartizione delle risorse. In tali enti politici si sostituiscono i processi identitari dello Stato (nazionale o federale poco importa) con il multiculturalismo ed il relativismo. Va da se che la loro idiosincrasia con l’autorità statale li conduce ad essere contro tutto ciò che deriva dall’ordinamento dello Stato stesso. La cittadinanza di residenza, da loro sostenuta e che si basa su un presunto ed utopistico diritto cosmopolita (giuridicamente etereo e inafferrabile), non è che una delle rappresentazioni di tale impostazione antistatale. Una non cittadinanza in un non Stato.

Galli della Loggia con il suo editoriale ha solo voluto polemizzare, anche sulle questioni della cittadinanza, con il governo di centro sinistra, mettendo in evidenza le contraddizioni culturali e concettuali delle sue componenti più radicali che non si caratterizzano certo per cultura di governo. Ha bacchettato il cosmopolitismo militante di sinistra. Tutto qua.

Veniamo alle questioni europee che ci interessano di più. Non è certo un caso se tali correnti culturali sono particolarmente euro ottimiste. Il trattato costituzionale è giudicato più che positivamente. Eventuali osservazioni critiche sono riservate alla dimensione socio/economica. In alcuni casi lo si è anche invocato come elemento che avrebbe consentito all’Unione europea di sviluppare una propria politica estera e di sicurezza nell’attuale crisi mediorientale.

La cosiddetta costituzione europea non fonda uno Stato, ma una generica comunità politica, non da all’Europa la capacità di agire con un proprio governo in economia e in politica estera e di sicurezza ed infine non crea né l’esercito europeo né lo Stato federale. Per i federalisti sono limiti di assoluta evidenza. Per loro, i cosmopoliti pacifisti anarchico ed in qualche caso ancora comunisti, non sono un limite, anzi! Sono un risultato eccellente. Il disordine europeo può perdurare. L’ordine statuale federale europeo è stato sconfitto. Così come per il passato devono però sempre chiedersi: Cui prodest? Sono proprio convinti di non essere ancora una volta i migliori alleati dell’ordine costituito? Di rimestare l’acqua nel mortaio senza minimamente influire sui di progetti ed i propositi dei padroni del vapore? Di essere, non certo di rado, troppo sensibili al fascino del denaro e del potere, per non lasciarsi, prima o poi, convertire ed inglobare a pieno titolo nel sistema di difesa del potere costituito stesso?

Nicola Forlani

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