venerdì 5 dicembre 2008

Gentile signor Ministro Bonino

Campoleone, 2 giungo 2006

Gentile signor Ministro Bonino,

se le considerazioni di Galli della Loggia sul Manifesto di Ventotene avevano suscitato in me, e in molti altri federalisti, una consapevole indignazione, la risposata da lei abbozzata sul Corsera, mi lascia esterrefatto.

Tralasciando le sue considerazioni che accomunano in un unico cammino i federalisti e i Galli della Loggia, cosa di cui nessuno ne aveva avuto sin ora evidenza alcuna, Ella sostiene che il nocciolo centrale del Manifesto, epurato dallo spirito antifascista d’epoca, è “la necessita del governo federale per l’Unione”.

Ad una prima lettura di tale affermazione rimango perplesso. Qualcosa inizia a non tornarmi. Non ricordo che il Manifesto articoli considerazioni particolari sul governo federale. Il nocciolo centrale del Manifesto non è un nuovo contratto sociale che, superando il dogma della sovranità assoluta e dello stato-nazione, trovi nello stato federale lo strumento istituzionale e giuridico per la creazione di un’Europa libera e unita?

Non sarà che la memoria mi fa difetto? Riprendo la mia copia del Manifesto edita da Il Mulino nel ’91. Rileggo voracemente la prefazione di Bobbio, ma nulla. Provo a sfogliare rapidamente il testo, ancora nulla. Qualcosa mi sfugge? Utilizzo il trova su una versione word del Manifesto. Scrivo “governo federale dell’Unione”. Nulla.

Forse Unione è una libera aggiunta in spirito modernista. Riprovo con “governo federale”. Ancora nulla. Nel Manifesto non vi è traccia alcuna ne del concetto ne della sua supposta rilevanza e centralità. Provo solo con “governo”. La parola è citata solo due volte. La prima nel paragrafo “La Crisi della civiltà moderna”, ma si parla del governo nei sistemi liberal democratici ed un seconda volta nel paragrafo “Compiti del dopoguerra. L’Unità europea,” dove si fa cenno a governo dispotico e principio di non intervento nella Società delle Nazioni.

No, signor Ministro. Il nocciolo centrale del Manifesto evidentemente al momento le sfugge, probabilmente per abile senso di opportunità politica. Eppure sostenere, come fa il Manifesto, la necessità della fondazione dello stato federale, ci aiuterebbe a distinguere gli amici dai nemici dell’Europa, i federalisti dai Galli della Loggia, i progressisti dai reazionari (altro concetto cardine del Manifesto).Voglio solo sperare che in attesa della versione in lingua araba che intende far editare, si creino le condizioni politiche che Le consentiranno di centrare, con una maggior margine di approssimazione, il nocciolo del testo e lo spirito originario della proposta federalista.

Con viva cordialità

Nicola Forlani

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