sabato 6 dicembre 2008

Questa o quello, per me pari sono

Campoleone, 19 novembre 2006

In occasione del convegno internazione di Firenze dello scorso venerdì, il Presidente Giscard d’Estaing si è rallegrato della sconfitta di Fabius nelle primarie del Partito socialista sottolineando come le posizioni anti trattato costituzionale abbiamo raggiunto solo il 20% dei consensi. Con enfasi, ha poi proseguito: “Il conteso politico francese sta cambiando”.

Troppo facile notare come il contesto politico francese fosse per l’80% a favore del trattato anche a cavallo del 29 maggio 2005 e che si sarebbe tranquillamente palesato per via parlamentare se Chirac non avesse avuto l’improvvida idea di sottoporre il trattato stesso a referendum. Una scelta che ha di fatto costretto il popolo francese a dire no ad un testo lunghissimo e indecifrabile presentato come una vera costituzione, mentre conteneva modestissime innovazioni istituzionali.

C’è da scommetterci che se oggi fosse ripresentato non basterebbe il dolce sorriso di una candidata per farlo risorgere dalle sue ceneri. D’altro canto lo stesso Giscard d’Estaing ha precise responsabilità nell’aver addomesticato la Convenzione togliendole ogni carattere assembleare e trasformandola in un forum degno del più tradizionale negoziato intergovernativo, ma a Firenze, per cortesia istituzionale, nessuno ha avuto l’ardire di sottolinearlo.

Al momento la bella Sègolène Royal ha solo infranto la regola che le donne in politica debbano essere di aspetto decisamente sgradevole per poter aver successo. Il suo programma è scarno, indecifrabile e poco o per nulla di sinistra. Sull’Europa si è espressa per il mini trattato alla Sarkozy. E’ favorevole ad un testo che nella sostanza conferma il precedente ma che nella forma abbandona i toni costituzional/costituenti.

Vincano i socialisti o i conservatori, ai francesi sarà detto che si sta ratificando una cosa nuova, mentre, per via parlamentare, tenteranno di ratificare il vecchio trattato. Sarebbe interessante conoscere l’opinione dei due candidati, che in comune hanno anche una personalità sostanzialmente antipolitica, su quello che vogliono per il futuro dell’Europa, dando ottimisticamente per scontato che abbiamo una seppur pallida idea sulla questione. Ma in proposito, a mio avviso, non si esprimeranno se non dopo che uno dei due si sia insediato all’Eliseo, sempre che Chirac, il politico, sia disponibile allo sfratto.

Nicola Forlani

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