lunedì 8 dicembre 2008

Eurocrazia, conservatori e progressisti

Campoleone, 5 febbraio 2007

Le dimensioni degli emolumenti e dei benefit percepiti dagli eurocrati (per unità di misura, non certo per il totale dei costi) più che nel novero delle notizie dovrebbero inquadrarsi nella categoria dei fatti. Pur se in numero esiguo, i funzionari di Bruxelles appartengono a quello spicchio di umanità che può definirsi, a buon diritto, privilegiata.

Tra di loro, i più avveduti, che non a caso spesso hanno fatto dell’Europa una scelta culturale e politica prima ancora che professionale, vivono con pudicizia la loro condizione di “diversi”.

Semmai la notizia dovrebbe riguardare la manifesta insufficienza sul piano politico e programmatico dell’attuale Commissione. Ma della cosa non ci si può certo meravigliare visto che, con la scelta di Barroso alla sua guida, si voleva proprio raggiungere tale deludente risultato. Su questi aspetti sarebbe opportuno porre un po’ di attenzione, ma è meglio tacere e far le pulci al salario della segretaria del Presidente.

Interessi nazionali e comunitari, non di rado solo apparentemente divergenti e di cui gli eurocrati non portano nessuna intrinseca responsabilità, salvano la coscienza di chi invoca la partecipazione dell’opinione pubblica.

Un po’ di sana società civile, pronta a sventolare bandiere a 12 stelle, si trova sempre e qualche volta anche a buon mercato. Mentre i paladini degli interessi che incarnano i veri e drammatici privilegi economico/sociali della società contemporanea hanno gia provveduto a vendere l’anima su un comune ed inconfessabile obiettivo: evitare che l’Europa delle ambiguità, che trova la sua massima espressione nell’ermafrodita “trattato che adotta una costituzione”, possa mostrarsi nella sua vera natura; debole, divisa, incapace di agire!

Occorre sperare che l’inconcludente dibattito tra i conservatori su cosa sia o cosa voglia essere l’Unione europea si concluda prima possibile. Solo allora i progressisti, che non hanno timore di affrontare il tema delle “Mancanze d’Europa” con le risorse e gli strumenti propri del modello federale, torneranno protagonisti.

Nicola Forlani

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