Campoleone, 21 febbraio 2007
Di seguito propongo alla vostra attenzione un brano tratto da “Il MANIFESTO DEI FEDERALISTI EUROPEI” di Altiero Spinelli (edizione anastatica del volume pubblicato nel 1957, AICCRE, Quaderni europei, 2006, pag. 98).
Lascio al vostro giudizio una valutazione non tanto sulle “Mancanze d’Europa”, che ricadono sulle deficienze di una classe politica che ha saputo ancora una volta distinguersi per insulsaggine ed ottusità, ma sulle “Mancanze dei federalisti”. Delle prime non ci meravigliamo più di tanto. Delle seconde né condividiamo tutti la responsabilità.
EUROPA ED AMERICA
Quando i popoli liberi d’Europa di saranno uniti in una comunità federale, l’attuale equilibrio di potenze nel mondo si modificherà radicalmente. Gli Stati Uniti d’Europa con il loro potenziale demografico, economico e di civiltà non potranno infatti chiudersi un oscuro isolamento, ma diventeranno automaticamente una delle grandi potenze mondiali, accanto agli Stati Uniti d’America e all’Unione Sovietica.
Il popolo europeo resterà amico del popolo americano che è figlio dell’Europa, che ha salvato l’Europa dalla servitù e che cono metodi e costumi propri coltiva e sviluppa gli stessi ideali di civiltà. Ma non sarà, come sono invece oggi gli stati nazionali d’Europa, un protettorato militare, politico ed economico dell’America. Indipendente e capace di avere una propria politica, la Federazione europea contribuirà a rafforzare in America le correnti autenticamente democratiche ed internazionaliste contro quelle malsane in cui vecchio isolazionismo e nuovo imperialismo si combinano, e che oggi emergono proprio come conseguenza dello stato disolitudine politica in cui l’Europa, con il suo fallimento, ha lasciato l’America.
Stati Uniti d’Europa e Stati Uniti d’America, potranno così affrontare con maggiori probabilità di successo la gravissima sfida che la storia umana ha oggi lanciato ai popoli che per primi hanno raggiunto un elevato grado di benessere materiale e che su questa base hanno potuto costruire il superbo ma delicato edifizio delle libertà umane.
Nicola Forlani
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