sabato 13 dicembre 2008

Intervento al congresso MFE

Campoleoene, 1 marzo 2007

Intevento al Congresso MFE del 2/4 marzo 2007

“Negli ultimi venti anni, i primi a proporre una costituzione europea sono stati coloro che la volavano non per fare l’Europa che mancava, bensì per impedirne il suo completamento o per disfare un preteso eccesso di Europa.”

Citazione da Europa una potenza attiva di Tommaso Padoa Schioppa.


Nel congresso di Firenze del 2003 si è consumata la frattura del movimento sulla base di due contrastanti analisi dell’attuale fase del processo storico, indispensabile premessa per l’elaborazione di un’efficace linea strategica.

La dirigenza di allora, che ancora oggi sopravvive a se stessa, ritiene che esista una sorta di occasione permanente dove le dinamiche sociali ed economiche dell’interdipendenza globale renderanno sempre più favorevole l’obiettivo della Federazione europea. Il ruolo strategico per l’MFE è pertanto quello di accompagnare il processo che tenderà, in ogni caso, ad avanzare.

L’elaborazione proposta da Alternativa Europa, nega la strategia gradualista, e ritiene che qualunque riforma parziale e non statuale sia un inganno che maschera l’involuzione del processo. In questo scenario il salto federale potrà compiersi, in un momento di crisi e grazie ad un’avanguardia rivoluzionaria che avrà preparato il terreno, con un supremo atto di volontà politica che sancirà la cessione della sovranità nazionale.

Nel 2003 molti amici federalisti accolsero la proposta dei dirigenti facendo appello ad una visione più pragmatica delle cose. Ritenevano che ci fossero le condizioni per partecipare e battersi attivamente all’interno della Convenzione di Bruxelles. D’altro canto la strategia di entrata/uscita, così come definita dallo stesso Albertini ci avrebbe consentito, qualora i risultati fossero stati insoddisfacenti, di uscire dal dibattito e denunciare con fermezza le soluzioni confederali che fossero emerse.

Poco prima che la Convezione europea licenziasse il testo dell’ermafrodito trattato costituzionale, alcuni di questi amici, preoccupati per le soluzioni intergovernative e niente affatto federali, pubblicarono un appello che così si concludeva:

“ Il compito della convenzione è quello di indicare con chiarezza la via verso la costituzione dell’Unione federale europea, per l’oggi, non per un futuro indefinito.
Il ruolo dei governi della Francia e della Germania è cruciale e spetta anzitutto a loro, d’intesa con gli altri Paesi fondatori, la responsabilità storica di far compiere all’Unione europea, sul terreno delle istituzioni, il passo decisivo verso il futuro.”

Nessun passo decisivo è stato fatto! Ed i dirigenti del MFE, anche di fronte le palesi ambiguità del testo che andava definendosi, hanno ritenuto che non fosse arrivato il momento né della né denuncia e dell’uscita. Su di loro ricade la responsabilità della progressiva trasformazione del Movimento in una surrettizia organizzazione sempre più protesa verso il collateralismo istituzionalista. Un ruolo dallo spessore impalpabile, quando sia vissuto in maniera permanente, anche per chi, da federalista, si batte all’interno delle istituzioni europee.

La strategia dell’ambiguità sta progressivamente avvitandosi su se stessa tra insufficienze organizzative e pasticciate proposte politiche. Per le prime si vuol porre rimedio con l’introduzione del funzionariato a busta paga. Per le seconde si ripropone il referendum consultivo sull’adozione del nuovo trattato costituzionale.

Dal marzo 2006, data in cui è stata adottata la petizione, ad oggi del milione di firme non né risulta raccolta nemmeno una. Coloro che hanno la responsabilità di così magro bottino dovrebbero risponderne al congresso. Ed invece, incuranti del ridicolo, propongono di risolvere le proprie inefficienze assumendo dei professionisti che realizzarono, per loro conto, l’azione politica del movimento.

Per ritrovare lo slancio e la convinzione dell’opinione pubblica a sostegno del progetto europeo occorrerebbero parole di chiarezza, e soprattutto di verità. Ed invece si disorientano ulteriormente i cittadini, facendogli credere che abbiano un potere che non hanno, il referendum, per decidere su una cosa che non esiste, la costituzione federale.

Di fronte alla inesistenza della base giuridica o di un percorso credibile per la sua adozione, ci si appella alla portata evocativa e all’arma di contrasto politico. Se in Italia per sollecitare una nuova legge elettorale qualcuno pensasse di utilizzare l’arma del referendum abrogativo, quando tale istituto non fosse contemplato dall’ordinamento vigente, più che sulla valenza politica della proposta, in molti, si preoccuperebbero della salute mentale degli incauti promotori.

Il Movimento, non essendo un partito, non ha alcuno ruolo da svolgere nella raccolta del consenso sul compromesso politico. Il Presidente Napolitano, con fierezza, ma evidenziando nel contempo l’insufficienza negoziale del nostro governo, intervenendo al Parlamento europeo ha ricordato gli elementi innovativi, dopo il grande allargamento, del Trattato costituzionale. Tutti noi né conosciamo le intrinseche limitazioni, ma è dovere morale di chi ha responsabilità politiche riuscire a portare a casa quel tanto di novità in esso contenute. In tale prospettiva, gli europeisti e i sinceri federalisti che lavorano nelle istituzioni possono sempre contare sulla convergenza tattica del MFE su obiettivi specifici e concordati.

Il movimento, invece, deve costruire l’alternativa europea alla frammentazione nazionale. Le “Mancanze d’Europa” sono di drammatica attualità. Occorre un’unione politica ed economica fondata sull’integrazione finanziaria, per un’Europa non più oggetto passivo ma soggetto attivo della globalizzazione. E’ improcrastinabile l’esigenza di una politica energetica coerente, sostenuta da una vera politica estera e di sicurezza forte anche degli strumenti militari unitari.

L’alternativa europea al costituzionalismo dottrinale si basa su una scelta limpidamente definita del modello statuale federale che, con ogni probabilità, si concretizzerà in un atto di discontinuità rispetto all’attuale modello di integrazione funzionalista, nella nuova dimensione, ideale, culturale e politica degli Stati Uniti nell’Europa, della Federazione nell’Unione.

L’alternativa europea alle mancanze dei federalisti vedrà protagonisti tutti coloro che sapranno esaltare tanto l’effettiva indipendenza di giudizio, quale presupposto morale del proprio impegno politico, che rivendicare e rinnovare l’autonomia del movimento.

L’alternativa europea al vecchio modello organizzativo funzionariale e stipendiato la potranno vivere solo quelli che vorranno arricchirsi a dismisura, con il costante impegno e con la ferrea volontà nella battaglia per la costituzione dello stato federale europeo.

Nicola Forlani

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